PRIMO PIANOTERRITORIO ECONOMIA E LAVORO

Il “Baracchino” della stazione: un pezzo di storia di Sant’Ilario che ora potrebbe rinascere

Quel suo passato, tra sapori, vino e canti…

(di Giorgio Casamatti)

Più che parlare del Baracchino, sarebbe giusto raccontarlo, come fosse una favola, come se quel luogo fosse un posto incantato della nostra fantasia. Fin da bambini, infatti, sembrava molto strano quell’edificio, più simile alla casa di Hansel e Gretel che a un bar e che all’interno, superata la spessa coltre di fumo delle sigarette, era abitato da strani “personaggi” intenti a giocare a carte che parlavano talmente forte che li si poteva udire fin davanti alla stazione.

Ma il baracchino ha anche la sua storia che, in alcuni episodi, sembra sfociare nella leggenda. È stato costruito nei primi anni del ‘900 e sicuramente era già attivo nel 1911, quando viene immortalato in una storica cartolina del paese. La facciata dell’edificio, abbastanza articolata e complessa per un posto-ristoro ferroviario, è stata realizzata con particolari in legno prodotti artigianalmente e sembra tradire richiami al Liberty e all’Art Decò. La struttura architettonica abbastanza inusuale ha probabilmente spinto la fantasia popolare ad affibbiargli il nomignolo di Baracchino che ancora oggi lo identifica.

In questa immagine, scattata quasi cinquant’anni dopo la cartolina sopra, si vedono Antonella Miodini e Iole Gualerzi in posa davanti al Baracchino

Oltre ad essere luogo di interminabili e accesissime partite a carte, scandite dai bicchieri di vino e dalle sigarette, il Baracchino era prima di tutto la “Mecca” della cucina tipica emiliana. Per celebrare le prodezze gastronomiche della cuoca del Baracchino, basta accennare ad un episodio mitico che riaffiora nei ricordi di Guido Mazzali.

Una domenica d’estate, poco prima di mezzogiorno, un treno diretto da Milano a Roma fu costretto a fermarsi a S.Ilario per cause ignote; vennero fatti scendere i passeggeri costernati che, data la calura estiva, cercarono refrigerio all’interno del Baracchino. Istantaneamente furono rapiti dai profumi delle vivande che provenivano dalla cucina e iniziarono a sedersi a tavola. Ma i passeggeri erano tanti e lo spazio in sala limitato, così il gestore, aiutato da alcuni avventori, apparecchiò per tutti all’esterno del ristorante. Gli inaspettati commensali furono allietati da numerose portate: il delizioso salame nostrano, il coniglio arrosto, le scodelle piene di trippa alla parmigiana fumante, il tutto annaffiato dall’ottimo lambrusco della casa. I viaggiatori restarono così colpiti dall’ospitalità e dal buon cibo che promisero di tornare in quel luogo così straordinario.

Oltre ad essere la patria del buon cibo, il Baracchino era punto di ritrovo di una sorta di coro di paese improvvisato. Qui infatti, quasi tutte le sere, quando gli animi si erano riscaldati coi bicchieri di Lambrusco, qualcuno, di solito Augusto Davoli “Sparciuleto” cominciava a cantare, con la sua bellissima voce e veniva seguito in coro da tutti gli altri avventori, più o meno intonati. Questi canti, che andavano dalle più famose arie d’opera fino alle canzoni tradizionali, riecheggiavano all’interno del locale e si spargevano all’esterno tanto che, ancora oggi, ci sembra di udirle quando passiamo lì davanti, mentre respiriamo a pieni polmoni il profumo delle delizie cucinate dalla cuoca, ancora oggi ricordate ed esaltate da chi le ha potute assaggiare.

…e un futuro possibile: il Baracchino va all’asta

(di Fabrizio Ferri)

Fino al 17 dicembre sarà possibile effettuare offerte per l’acquisto dello “storico” edificio che sorge nei pressi della stazione ferroviaria e dell’area “Ex-Europa” soggette a profondi cambiamenti
Il Baracchino come si presenta oggi. Fino al 17 dicembre sarà possibile effettuare offerte per lo “storico” edificio che sorge nei pressi della stazione ferroviaria e c’è la speranza che attraverso questa gara si possa ammodernare e far rivivere questa struttura che andrebbe a qualificare ulteriormente un’area dove già da tempo sono in corso importanti interventi di rigenerazione e trasformazione, dalla stazione fino al progetto di riqualificazione dell’area ex-Europa.

Potrebbe essere ad una svolta decisiva la sorte del “Baracchino” della stazione che è ormai chiuso dal 1999. E’ di questi giorni la notizia che Federservizi S.p.A., società posseduta dalle Ferrovie dello Stato, proprietaria del Baracchino, ha messo all’asta lo storico edificio in stile liberty che nel corso dei decenni ha prima svolto la funzione di luogo di transito per i viaggiatori e di aggregazione per i santilariesi e poi una volta chiuso luogo di memorie e di fantasie su un possibile futuro impiego. Gli interessati all’acquisto avranno tempo fino al 17 dicembre 2018 per formulare la loro offerta che parte da una base d’asta di 110mila Euro con la possibilità di ripetere la gara con ribasso nel caso in cui la prima vada deserta. Cosa interessante è l’assenza di particolari vincoli della Sovrintendenza garantendo così all’acquirente minori costi e lacci burocratici. L’augurio da parte di tutti è che l’asta abbia un esito positivo anche perché ciò permetterebbe di proseguire e completare l’opera di rigenerazione urbana dell’ampia zona che gravita intorno alla stazione. E’ bene ricordare come è già da mesi che si sta operando sulla zona: è da inizio anno che si stanno svolgendo importanti opere sulla stazione con una profonda opera di manutenzione sulle infrastrutture come tanti viaggiatori e curiosi avranno sicuramente notato e nel 2019, con fine lavori nel 2020, si partirà con la massiccia opera sull’area “Ex-Europa” che vedrà l’arrivo della scuola superiore dei grafici ora nei pressi del Forum unita alla realizzazione di alloggi e di negozi oltre a parcheggi. Una volta terminati i lavori avremo quindi un’area completamente rigenerata e riportata agli antichi splendori di quando la conserviera “Europa” era cuore pulsante della produzione agroalimentare locale e il “Baracchino” luogo di ritrovo per tanti santilariesi e viaggiatori. Per ora non ci resta che attendere fino al 17 dicembre e fare 2 passi in stazione ad osservare le opere fino ad ora completate e quelle in corso d’opera.

Mostra di più

Articoli Correlati