POLITICA

PRIMARIE PD 3 MARZO-La mozione di Roberto Giachetti e Anna Ascani: un rinnovato orgoglio riformista per ribadire e difendere le idee e i principi fondativi del PD.

Perché voto Giachetti (di Giorgio Spaggiari)

La motivazione che mi ha spinto a votare la mozione Giachetti al recente congresso del PD di Sant’Ilario la potrei sinteticamente riassumere in questo: perché è l’unica mozione che difende in modo chiaro e inequivocabile il progetto PD, quello originario.

Nell’attuale contingenza politica, gran parte della dirigenza del nostro partito cerca di rimuovere il grande tentativo di riformare il paese che è stato fatto dai governi Pd in questi anni, addebitandone ovviamente in toto presunte colpe e demeriti al “renzismo”. Personalmente ritengo, al contrario, che pur con errori e incertezze, il governo Renzi (con Gentiloni) sia stato il miglior governo degli ultimi trent’anni e che di quanto esso ha realizzato si debba andar fieri.

D’altra parte, oggi la scellerata idea di rottamazione di quel parallelo tentativo di modernizzazione del PD fatto sotto la guida di Renzi, viene perseguita sia da Martina (pur in termini più tiepidi ma anche aperti a forti compromessi), sia molto più esplicitamente da Zingaretti, che si propone come restauratore e  vuole superare l’idea originaria di un Pd inteso come casa comune dei riformisti italiani (non solo di tradizione di sinistra, ma anche cattolici, socialdemocratici, liberali, laici) per costruire un partito che, anche col palese supporto esterno di chi ha scisso il Pd come LeU e MdP (e magari aiutato da una CGIL che l’urlante Landini schieri su posizioni ideologiche e populiste),  si qualifichi soltanto come “sinistra”, cosa che, a mio parere, farebbe diventare il PD  divisivo al suo interno ed elettoralmente minoritario. Il progetto del Pd non era quello di rifare la vecchia “sinistra” ma quello di aprirsi a un’idea maggioritaria e di governo del paese.

La mozione Giachetti, senza chiedere scusa per quello che abbiamo fatto e senza dover rimuovere il passato, parla di “riformismo da riprendere”, di riforme  da completare, di innovazione, sviluppo economico e modernizzazioni da rilanciare (oltre a escludere in modo netto e meritevole  ogni possibilità di alleanze future con Lega e 5 Stelle, sui quali ultimi Zingaretti e Martina hanno avuto e hanno ancora tentennamenti e altalenanze nonostante il miserevole spettacolo offerto dal loro governo).

E credo infine, mi permetto di aggiungere, che dietro a questa idea di rilancio vi sia una maggioranza, pur composita, di iscritti ed elettori che anche a prescindere da Renzi non vuole liquidare l’esperienza del renzismo, nella definizione che ne abbiamo dato, perché, inteso in questi termini, è il presente e il futuro del PD, almeno di “questo” PD.

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