CULTURAPRIMO PIANO

In Europa mi sento a casa

il giovane Alessandro Greci racconta la sua esperienza di studente a Francoforte

(di Alessandro Greci)

Sono un giovane di S. Ilario, ho 23 anni e da quattro vivo in Germania. Alle superiori ho studiato per cinque anni lingua e civiltà tedesca, me ne sono appassionato e così, dopo la maturità, ho deciso di iscrivermi a un corso di laurea presso l’Università statale di Francoforte. Arrivato in Assia, cuore finanziario europeo, fin da subito ho avuto la sensazione di trovarmi “a casa”, nonostante la distanza che mi separava dalla famiglia e dagli amici di S. Ilario. Non mi sentivo straniero: il mio diploma di ragioniere è stato immediatamente riconosciuto e ho potuto accedere direttamente all’università. Così non è stato per altri giovani extraeuropei, miei compagni di corso, che hanno dovuto sostenere esami integrativi prima di poter essere immatricolati. Dopo poche settimane dal mio arrivo a Francoforte i ragazzi tedeschi Max, Patrick e Sergen, le italiane Chiara e Pooja, gli olandesi Evert e Freya e gli spagnoli Pablo e Lisa sono entrati a pieno titolo nel mio giro di amicizie. E devo dire che – dopo aver assaggiato la semplice pasta al pomodoro che cucinavo, senza troppe pretese – si sono spesso autoinvitati a cena nel mio piccolo alloggio!
Se non per la lingua soltanto, non mi sembrava di trovarmi all’estero. Non ho avuto bisogno di permessi di soggiorno, essendo libere nella Comunità Europea la circolazione e la residenza dei propri cittadini in ognuno degli Stati membri. Non ho dovuto stipulare polizze sanitarie, in quanto ogni cittadino europeo è assistito gratuitamente su tutto il territorio comunitario. Ecco perché quando sento parlare di problemi e difficoltà legati alle politiche dell’Unione, resto comunque ottimista: mi sento di poter affermare che l’Europa Unita fortunatamente è già oggi realtà concreta, anche se sono ancora presenti ambiti di miglioramento. Sono certo che il nostro continente viva da settant’anni un periodo di pace e abbia conosciuto uno sviluppo economico senza precedenti, anche grazie al senso di appartenenza a un corpo politico sovranazionale come l’Unione Europea. Per noi giovani, soprattutto, la UE offre ampie opportunità di vivere, studiare e lavorare in un’area comune di oltre 500 milioni di abitanti, terza realtà più popolosa al mondo, superata soltanto da Cina e India. Credo che le differenze che pur esistono tra le varie nazionalità europee, possano diventare opportunità di sviluppo, punti di forza: soltanto a titolo di esempio, se si riuscisse a coniugare la fantasia e la creatività degli italiani con il rigore e il senso dell’ordine dei tedeschi, non potrebbe uscirne qualcosa di bello, di vincente, insomma un modello di convivenza esportabile?

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