CULTURAPRIMO PIANO

La forza della poesia contro la paura e l’isolamento: ne parliamo con il poeta Massimo Nori

"Immergersi nella poesia significa conoscersi meglio, avere l’opportunità di riflettere, esplorare e riconoscere nuovi aspetti di sé"

di Cristina Casoli

Il Gazzettino Santilariese ha ospitato nei giorni scorsi una toccante lettura di Fabrizio Careddu, stimato attore professionista di cinema e teatro. Per l’occasione Fabrizio ha voluto interpretare e regalarci le parole di un poeta emiliano, di Parma per la precisioni, Massimo Nori. È stata la piacevole conoscenza di un giovane e brillante autore, professore di Materie letterarie, arte e filosofia, con alle spalle numerose collaborazioni a mostre d’arte contemporanea, rassegne cinematografiche e convegni. Massimo Nori ha pubblicato fino ad oggi due raccolte poetiche, la recente Oasi emotive (2019, Memoranda) e Riflessioni (2017, edito da Atene nella collana Poetica) con poesie estrapolate da diversi momenti della vita dell’autore, che alternano i differenti stili anche in riferimento agli eventi che hanno segnato la sua vita. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio, nella speranza di addentrarci il più possibile nella sua produzione poetica. Con Massimo vorremmo però andare oltre, chiedendogli una riflessione sul ruolo giocato dalla poesia nella quotidianità delle persone, con particolare riferimento al difficile periodo di isolamento che abbiamo attraversato. Del resto il poeta di origine russa Iosif Broskij lo sosteneva con fermezza: «Sono certo, certissimo, che una persona che legge poesia si fa sconfiggere meno facilmente di una che non la legge».

Ciao Cristina. Un docente di matematica, una sera, a cena, mi disse: “Per qualcuno la poesia non è nulla, per me invece è tutto!” Sono d’accordo con lui. Noi siamo poesia. La poesia credo rispecchi la parte più intima di noi: del nostro sentire.

Sicuramente, però, nell’epoca in cui viviamo, se la stessa ha ancora un impatto molto forte sui lettori, dobbiamo anche ammettere che è ormai rivolta ad un pubblico di nicchia, particolarmente ricercato. Ovviamente, lo devo riconoscere, nonostante la sofferenza che mi provoca nel cuore. Le motivazioni che hanno portato, nel tempo, a questo, credo possano essere ricercate nella scarsa educazione alla lettura e nell’avvento di fenomeni mediatici più diretti e stimolanti per giovani e meno giovani che, da un lato, puntano a nascondere il vero io dietro l’apparenza e, dall’altro, utilizzano elementi linguistici di più facile interpretazione.

Negli anni, mi sono occupato di diverse forme artistiche, più come studioso, operatore culturale ed insegnante, piuttosto che come autore ed ho potuto rilevare come l’approccio a letture impegnate sia, all’interno di questa società dell’immagine, sempre più trascurato. La lettura presuppone un lavoro di decodificazione, e quindi uno sforzo mentale, che ormai l’uomo comune (non abituato) non ha più la costanza di applicare. Il bene più prezioso, oggi, è il tempo. Il tempo è poco e la quotidianità è spesso stressante, per cui diventa più facile “fuggire” da un’operazione di scavo in se stessi, a favore di forme artistiche che ci distraggano da noi, con codici di facile percezione e col fine di allontanare la nostra mente dalle problematiche e dalle angosce interiori. Una società come questa risente in più di una scarsa alfabetizzazione emotiva, per cui, talvolta, approfondire tematiche liriche, attraverso la poesia, spaventa.

Massimi Nori

Sono assolutamente d’accordo con le parole di Broskij: immergersi nella poesia significa conoscersi meglio, avere l’opportunità di riflettere, esplorare e riconoscere nuovi aspetti di sé, stimoli prima ignorati ed energie impensate. Di conseguenza, capire meglio quali sono le proprie paure e come affrontarle e superarle nel modo più efficace.

Sicuramente, questo periodo di isolamento, così come ha consentito a me di preparare il nuovo libro (di prossima uscita), contemporaneamente penso abbia permesso alle persone (almeno quelle che, a differenza di me, non erano impegnate in continue videolezioni e videoconferenze) di percepire il tempo in modo differente e di poterlo sfruttare più proficuamente, anche dedicandolo all’autoriflessione ed alla lettura. La poesia, se collocata in un “momento e spazio” adeguati, non solo ha la capacità di colpire l’attenzione, ma anche di cogliere in modo significativo la nostra percezione empatica della realtà che ci circonda, oltre che di noi stessi.

A questo proposito, ringrazio il Gazzettino Santilariese di tentare di dare una “veste nuova” alla poesia, aprendo il proprio “spazio” e dedicando un “momento” alla recitazione della stessa. Vedo quest’interpretazione come un interessante modo per stimolarne la lettura diretta e più intima.

In questa fase, è quindi nata una mia nuova raccolta di poesie (che avrà come titolo “Anime randagie” e sarà pubblicata a luglio), una parte della quale è stata composta nel periodo della quarantena ed è dedicata alla fase della pandemia: poche essenziali immagini di questo momento, intrise di timori, incertezze, ma anche di profonda speranza.

Fabrizio Careddu legge Massimo Nori
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