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Il “Ricciolo 2” compie 30 anni!

Un lavoro che è la passione di una vita: tre decenni di attività per Simona Bartolomei e per il suo salone di parrucchiera

(di Massimo Bellei)

Trent’anni di attività per Simona Bartolomei e per il suo salone di parrucchiera: una bella storia che ha occupato finora due terzi della sua vita. E’ una gioia ascoltare il suo racconto.

Simona, che anniversario!
Sì. Proprio oggi, il 5 dicembre del 1990 ho iniziato a lavorare qui, in questo stesso locale di via don Pasquino Borghi 1. Passi bellissimi: l’apprendistato, gli anni come operaia, poi sono entrata in società e infine diventata titolare unica; oggi siamo in quattro: oltre a me Giusy, Valentina e Moira.
In che modo questo è diventato il tuo lavoro per la vita?
Abitavo qui vicino, in via della Libertà 17 nelle case del Comune. Scendevo le scale e venivo qua a fare un po’ di baracca: raccontavo le barzellette, facevo un po’ ridere le clienti (il mio carattere è sempre stato un po’ esuberante). Era la mia seconda casa già allora.
Dopo le scuole medie ho fatto una scuola privata di estetica (all’epoca erano a pagamento, la mia famiglia mi ha supportato tanto) e quando l’ho finita, proprio il giorno del mio compleanno, la titolare di allora mi chiese di andare a lavorare con lei. Non ho più smesso. Poi negli anni ho continuato a studiare e a perfezionarmi, l’aggiornamento è fondamentale.
Trent’anni è “tanto” per un unico lavoro. E’ rimasta la stessa carica di allora?
Senza dubbio. Il mio lavoro è la mia passione. Io ho perso il papà a 16 anni quindi entrare in società, poi rilevare le quote delle due socie, rinnovare il negozio (nel 2014 l’ho ricreato a mio gusto) sono stati tanti sacrifici. Lo fai solo perché ti piace tanto.
Qual è l’aspetto che ami di più, nella tua professione?
E’ la trasformazione. Arriva una persona che ti dice “io voglio cambiare”, e tu lo fai, radicalmente; la soddisfazione è quando guardandosi allo specchio gli occhi si illuminano: si piace! E’ vedere il tuo lavoro “creare” il taglio, il colore, l’immagine, il trucco.
Immagino che ti piaccia il rapporto con le persone.
Sì certo. Io sono socievole, solare: il carattere mi aiuta molto. Hai sempre quella parola in più, indipendentemente dall’età della persona. E’ un rapporto molto bello, che spesso dura anni.
Del resto “Il Ricciolo” ha una storia in paese…
C’è da 60 anni! Sempre nella zona (anche se ha cambiato posizione è sempre stato nei paraggi). Quando sono diventata titolare unica l’ho chiamato “Ricciolo 2”. Non potevo cambiarlo, troppo legata. Pensa che quando abbiamo ristrutturato ho pianto. Era come se mi togliessero qualche cosa. Anche se così mi piace molto.
E dopo questi 30 anni è spuntato il Covid. Racconta.
Io non ho mai fatto tanti giorni a casa, quando il Presidente Conte quel mercoledì sera ha dato la notizia mi sono messa a piangere. Era un salto nel buio: le responsabilità, il personale. Poi ci sono andata dentro piano piano. Sono riuscita ad andare avanti.
Ho goduto la casa, la famiglia, la didattica a distanza dei miei figli (Mattia di 19 anni e Manuel di 13). Ho fatto cose che non avevo mai avuto il tempo di fare. E finalmente la riapertura: una bomba! Tre settimane che ci hanno permesso di recuperare abbastanza. Ora almeno non abbiamo chiuso, si dà un servizio al paese e qualcosina si riesce a portare a casa. Speriamo nel Natale. Che la gente abbia voglia di fare qualcosa per sè stessa. Nel lockdown sono mancate le coccole, io ho il lavatesta con il massaggio, con la cromoterapia che ti rilassa… E dopo speriamo migliori un po’.
Cosa avresti fatto, se il tuo 5 dicembre fosse stato normale?
Ci pensavo da tanto. Lavorare fino alle tre poi sbaraccare tutto. Paolo (Farini, di Portami Via, la gastronomia vicinissima) mi avrebbe fatto un gran buffet. Gli inviti, con le mie clienti, i parenti e gli amici per una grande festa. Purtroppo non si può, ma lo farò! Lo farò appena si sistemano le cose. Voglio festeggiare, me la sento mia. Penso di meritarmelo.

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