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Mauro, i primi scritti per il Gazzettino

Nei suoi articoli del 1967-68 scritti all’età di 18 anni emerge il grande impegno etico e politico che lo accompagnerà per tutta la vita

Mauro Poletti a Ginevra all’età di 18 anni

(di Giorgio Spaggiari)

Mi accingo a leggere articoli di Mauro, non recenti purtroppo, ma di quando io e lui avevamo diciotto anni e lui già scriveva sul Gazzettino Santilariese. Mi hanno chiesto se me la sento di ricordarlo ripercorrendo e commentando questi suoi scritti di allora. E come potevo dire di no, io che so come scriveva alle elementari, alle medie e poi al liceo, io che conoscevo pure quella sua inconfondibile calligrafia che nel tempo non è di molto cambiata, come dimostrerebbe, al confronto, anche la dedica che mi fece sulla mia copia del suo libro “La Frontiera Padana”. Eppure certi articoli, a scriverli, non sono a costo zero, perché è dura parlare di un passato che fu il suo e anche il mio ed è ancora più amaro farlo a nemmeno un anno dalla sua scomparsa. L’articolo, per rispettare i tempi di redazione del giornale stampato, devo consegnarlo lunedi 28 giugno, che è anche il giorno del mio compleanno. Un anno fa, nello stesso giorno, Mauro e altri amici mi regalarono tre libri (ma so che li scelse lui) di cui uno era “Patria” di Fernando Aramburu, che parla di come si scatenino i ricordi e le emozioni a seguito della morte di una persona cara, di come ciò trascini malinconicamente verso il passato e ti ponga di fronte alle difficoltà di superare certi accadimenti, come è ora per noi amici con Mauro.
Di cosa scriveva allora il giovane Mauro sul Gazzettino? Della guerra nel Vietnam e dell’assassinio di Robert Kennedy, di lotte studentesche e di lavoro in fabbrica, del pugno guantato di nero alzato al cielo da Smith e Carlos alle Olimpiadi e dei diritti e delle istanze dei giovani. Si era in pieno ’68, con tutto ciò che questo ha rappresentato, nel bene e nel male. Sono figli di quei tempi gli articoli di Mauro, influenzati da quella comune appartenenza politica alla FGCI e dai riferimenti ideali e ideologici della sinistra dell’epoca.
Sarebbe però veramente fuorviante giudicare o commentare i contenuti di quegli scritti con gli occhi e le sensibilità di oggi, senza compiere lo sforzo di calarsi nel clima politico di allora, negli avvenimenti e nelle contrapposizioni a livello mondiale e nazionale che furono comunque alla base di profonde trasformazioni sociali e di costume. È cosa da lasciare, per competenza, agli storici. Certo la patina del tempo si è accumulata su quelle parole di Mauro, com’è certo che più di mezzo secolo è passato e la distanza politica che ci separa da quelle analisi è enorme e non potrebbe essere altrimenti. Ma ciò che resta e che traspare da quanto scriveva in quella rubrica del Gazzettino Santilariese di quegli anni, intitolata “Giovani oggi”, è la testimonianza della passione politica e dell’attenzione che un ragazzo appena diciottenne dedicava alle trasformazioni che stavano avvenendo spinto da quei suoi valori morali (da anteporre alle mutabili idee politiche) che conservò immutati per tutta la vita: in fondo, Mauro scriveva di pace nel mondo, di giustizia sociale, di liberazione dalle oppressioni, di impegno civile. E per chi ebbe la fortuna di conoscerlo, risulterà facile riconoscere che quella passione giovanile, quella attenzione ai fenomeni politici, sfrondata dagli eccessi ideologici che sono insiti nell’impeto ideale giovanile, furono alla base delle scelte che in seguito fece per essere poi protagonista della vita politica e sociale del nostro paese, oltre che imprescindibile punto di riferimento di questo giornale che state leggendo, a cui tante energie trasmise, e che oggi, con immutato affetto, vuole onorarne il ricordo.

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