PRIMO PIANOTEATRO

“La Fabbrica dei preti” stasera al Piccolo Teatro

La stagione realizzata da Teatro L’Attesa entra nel vivo con Giuliana Musso, grande interprete della scena nazionale

LA FABBRICA DEI PRETI, venerdì 22 ottobre ore 21 al Piccolo Teatro in Piazza.
Ingresso 10 € (ridotto 8 €). Prevendite: Tabaccheria Merlini, p.zza della Repubblica, Sant’Ilario d’Enza. Prenotazione telefonica: 328 6019875 – info@teatrolattesa.it

Attrice, ricercatrice, autrice, Premio della Critica 2005, Premio Cassino Off 2017 e Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia, Giuliana Musso, classe 1970, vicentina d’origine e udinese d’adozione, è tra le maggiori esponenti del teatro d’indagine: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità. Una poetica che caratterizza tutti i suoi lavori: una prima trilogia sui “fondamentali” della vita, “Nati in casa”, già portato in scena a S.Ilario, “Sexmachine” e “Tanti Saluti” (nascita, sesso e morte), e poi un impegnativo viaggio nella distruttività del sistema patriarcale con “La città ha fondamenta sopra un misfatto” (ispirato a Medea. Voci di Christa Wolf), “Mio Eroe” (la guerra contemporanea nelle voci di madri di militari caduti in Afghanistan) e questo “La Fabbrica dei preti” (venerdì 22 ottobre, ore 21.00).

I tre personaggi interpretati da Giuliana sono uomini anziani che si raccontano con franchezza: la giovinezza in un seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, e poi l’impatto col mondo e col mondo delle donne, le frustrazioni ma anche la ricerca e la scoperta di una personale forma di felicità umana. Lo sfondo di ogni racconto è quella stessa cultura cattolica che ha generato il nostro senso etico e morale e con esso anche tutte le contraddizioni e le rigidità che avvertiamo nei nostri atteggiamenti, nei modelli di ruolo e di genere, nei comportamenti affettivi e sessuali. Lo spettacolo, mentre racconta la storia di questi ex-ragazzi, ex- seminaristi, ci racconta di noi, delle nostre buffe ipocrisie, paure, fragilità … e della bellezza dell’essere umano. E così mentre ridiamo di loro, ridiamo di noi stessi e mentre ci commuoviamo per le loro solitudini possiamo, forse, consolare le nostre.

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