PRIMO PIANOSANT'ILARIO COM'ERA

Quando la moda era dettata dai sarti

La scuola di cucito, le mercerie e le sartorie che hanno “tagliato i vestiti addosso” a generazioni di santilariesi

di Giorgio Casamatti

Quando “stilisti” e “made in Italy” erano termini sconosciuti e la moda era appannaggio solo di pochissimi benestanti, a S.Ilario erano fiorenti e numerose le botteghe dei sarti, o più spesso delle sarte,  che per decenni hanno vestito i nostri concittadini. Anche nel campo dell’abbigliamento, infatti, le cose sono radicalmente cambiate rispetto ad alcuni decenni fa. Un tempo per avere un vestito era necessario andare in sartoria, e la maggioranza delle persone commissionava un abito nuovo solo in previsione di importanti ricorrenze. I sarti quindi dovevano essere in grado di realizzare gli indumenti partendo da zero; scegliere in modello, tagliare la stoffa, imbastire, provare il vestito al cliente e infine procedere alle operazioni finali di cucitura e rifinitura.  Nel mestiere non ci si poteva improvvisare; essendo la maggior parte del lavoro svolta a mano, occorrevano figure specializzate e una abbondante manodopera.

Insegnanti e allieve della scuola di taglio e cucito di S.Ilario nei primi del ‘900

Già dai primi anni del ‘900 il mestiere di sarto era abbastanza diffuso e vi venivano avviate soprattutto le ragazze di estrazione popolare, tanto che per decenni è stata attiva a S.Ilario una scuola di taglio e cucito che ha sfornato decine di professioniste del settore. Sicuramente questo tipo di insegnamento professionale era già attivo negli anni ’10 del secolo scorso, per poi riprendere vigore alla metà del secolo quando viene inaugurato un apposito corso per formare e inserire nel modo del lavoro molte giovani altrimenti disoccupate.

Un articolo del Gazzettino del 1951 racconta la nascita e le finalità di questa scuola. “Un gruppo di santilariesi unitesi nel circolo della sartina ha deciso di aprire a S.Ilario, per rispondere alle esigenze di tante mamme e ragazze, una scuola di taglio e cucito. La scuola è ospitata nella sala della Coop. di consumo e funziona regolarmente con la partecipazione attiva di quindici donne”.

Scorcio di Via Roma con la Merceria di Andrea Franzoni e la tabaccheria nel 1943 circa

In abbinamento alla scuola funzionava anche una formazione in bottega che, partendo dalla gavetta, consentiva ai giovani di farsi le ossa tra tessuti, ago e filo fino ad acquisire le abilità necessarie per svolgere questa professione in autonomia.

Una delle principali sartorie, anche per la sua posizione in centro paese, era quella di Rino Benassi: grazie ai ricordi di Guido Mazzali riscopriamo l’emozione di un ragazzo che si fa fare il primo abito della sua vita.

“Anche io in quel momento mi sentivo diverso, come credo sarà capitato a molti di noi, mentre il sarto prendeva le misure per il primo vestito della mia vita. Pensavo a cosa dirà la gente vedendomi così elegante rispetto al solito, quando indosso i vestiti che mi hanno regalato altri a cui non vanno più bene. Si chiederanno chi mi ha fatto un vestito così bello perché Rino è un sarto che ha l’arte di tagliare la stoffa” .

Si trattava di una bottega molto rinomata fra i clienti e ambita dalle aspiranti sarte che si sono formate sotto la direzione di Rino Benassi. Questa sartoria era famosa anche per altri motivi; la posizione centrale che dominava la piazza, la presenza di molte ragazze provenienti dalle diverse zone del paese, unite all’innata curiosità del titolare, faceva di questa sartoria anche un importante centro di raccolta di quelli che oggi si chiamerebbero i gossip sulla vita del paese e dei suoi abitanti. In questo caso si può dire che i vestiti venivano cuciti, e soprattutto tagliati, addosso alle persone anche metaforicamente.

Sul Gazzettino viene tracciata una divertente biografia di questo sarto dalla spiccata curiosità: “A S.Ilario il vigile notturno potrebbe essere superfluo. C’è infatti colui che con paziente costanza veglia impavido sui sonni di tutti noi senza muoversi dalla sua postazione strategica in Piazza della Repubblica. Si Tratta di Rino il sarto, il «so tutto» per antonomasia. 

La sua dimora e il suo laboratorio erano collocate in una posizione strategica dalla quale poteva controllare Piazza della Repubblica, il Bar Cristallo, la caserma e la Casa di cura. Gli era però preclusa Piazza 4 Novembre e il borghetto del prete ma riuscì ad ottenere l’apertura di una finestra sul lato est del suo laboratorio per poter controllare la vita del paese.

Dunque oggi Rino conosce tutto e tutti e grazie alla sua esuberanza e curiosità è diventato la cronaca enciclopedica di S.Ilario, riuscendo al contempo ad espletare il suo lavoro di sarto con ottimi risultati e successi, avendo conquistato una clientela sempre più larga e affezionata”.

Alle case popolari ha invece lavorato per anni Carolina Palmia, un’altra sarta professionista che con la sua abilità e perizia ha contribuito a formare molte altre sarte, come viene raccontato sul Gazzettino in un articolo di Pietro Bigi. “Carolina Palmia, la sarta ufficiale delle Case popolari e dell’intero quartiere, era ammirata da tutti per la sua bravura; dalle sue mani uscivano quei vestiti che mettevano in mostra la bellezza femminile delle giovinette con l’abito domenicale o quando andavano spose. Si faceva pagare secondo la disponibilità economica delle clienti.

Insegnò il mestiere ad alcune allieve: Maria Santi, Maddalena Violi, Maria Tedeschi, Maria Mozzoni e Bruna Boni. Queste quando la vedevano la baciavano come una seconda mamma”.

Sempre alle Case popolari ha lavorato per anni anche Marcella Gandolfi, un’altra maestra dell’ago e del filo che, come raccontato da Pietro Bigi, prima di rilevare l’edicola in Piazza 4 Novembre si era specializzata nei ricami a macchina precorrendo i tempi. “La sua passione è il ricamo, frequenta un corso a Parma di ricamo a macchina, tenta la compera di questo mezzo meccanico lavorando a domicilio, è la prima macchina da ricamo in dotazione a S.Ilario”.

La materia prima delle sartorie erano i tessuti, che venivano forniti da rivenditori specializzati nel campo delle stoffe. In paese va senz’altro ricordata la merceria Strozzi, tuttora gestita da Gianni e dalla moglie, che ha continuato l’attività iniziata dal padre come ambulante. Gino Strozzi aveva infatti iniziato servendosi di un grande carro trainato da un cavallo che gli consentiva di andare a vendere le stoffe a domicilio, anche fuori dal paese, tanto che sul retro del carro era scritto col gesso bianco l’indirizzo della sede santilariese. Le stoffe, così come molti altri prodotti, venivano allora vendute soprattutto a domicilio; era consuetudine comprare ampie metrature di tessuto per gli abiti dei vari membri della famiglia, che venivano poi tagliati e cuciti in casa o dai sarti locali.

La nuova scuola di taglio e cucito che aveva riaperto nei primi anni ’50: inizialmente era ospitata nel salone della cooperativa per poi trovare una sede stabile in Via della Libertà.

Nel dopoguerra, con il diffondersi dei mezzi a motore, Strozzi si doterà di un furgoncino che diventa una sorta di moderno negozio ambulante. Inizia quindi a girare per le province di Parma e Reggio coprendo così maggiori distanze e riuscendo ad incrementare il giro d’affari.

Capisce da subito l’importanza di pubblicizzare la sua attività e provvede quindi a decorare le fiancate del suo furgoncino con il marchio “Tessuti Gino Strozzi”.  Un marchio molto simile a questo comparirà poi sulla facciata del negozio situato su via Roma. La famiglia Strozzi può quindi vantare un’attività che ha quasi un secolo di vita e forse è la più antica ancora in funzione in paese.

Il negozio era stato inaugurato nei primi anni ’50, come ricordato in un articolo del Gazzettino del 1954, in cui si raccontano le trasformazioni edilizie che stanno interessando il paese: “Sulla via Roma un nuovo negozio, quello di Strozzi Gino, sta intaccando la vetusta sagoma della casa «Violi»”.

Prima che si imponessero le confezioni, oltre a Strozzi vi erano altri rivenditori di stoffa in metratura. Sempre in Via Roma ricordiamo quelli di Alcide Villani e Andrea Franzoni.

Troverete questo ed altri racconti nel volume “Sant’Ilario com’era: Il lavoro, le botteghe e le industrie storiche” disponibile presso la Tabaccheria di Boni Giovanni di Via Val d’Enza 12 a S.Ilario.

Mostra di più

Articoli Correlati