PERSONAGGIPRIMO PIANO

Ricordando Gianfranco Ghidotti

In memoria di un amico che ci mancherà

di Giorgio Spaggiari

Che brutta una pagina bianca che attende di essere riempita dal ricordo di una persona scomparsa, una persona a cui si era affezionati, con la quale si sono condivisi tanti momenti della propria vita, momenti che partono da lontano, momenti che si misurano ormai in decenni, come quelli delle tante serate di impaginazione del Gazzettino Santilariese, concluse che già era notte, dopo aver ritagliato e incollato gli articoli sul menabò perché fosse pronto al mattino alla consegna in tipografia. Ma anche quelli delle varie tappe attraverso le quali questo giornale passò progressivamente dalle forbici e la colla di una versione cartacea in bianco e nero di allora, alla versione realizzata col computer, tutta a colori, per poi crescere ulteriormente, aggiornarsi e adeguarsi ai tempi affiancando alla versione cartacea quella online che state leggendo.

Su questo giornale sabato scorso è stata sottolineata la grande passione civile di Franco, passione che ne guidò la vita e le scelte politiche e professionali, come consigliere e capogruppo nell’Amministrazione Comunale, come segretario di partito, come dirigente cooperativo e come volontario in tante attività di partito. Era uomo di forti convinzioni politiche e ideali che, se a volte potevano sembrare tetragone, in effetti poi lasciavano ampio spazio al confronto e alla curiosità di conoscere le opinioni altrui. Spesso abbiamo avuto modo di discutere tra noi due di varie cose, non solo politiche, in modo franco e aperto, perché la stima, oltrechè l’affetto reciproco, ce lo permetteva, anche quando le nostre idee non erano propriamente in sintonia.

Un giovane Gianfranco Ghidotti parla durante un’assemblea del PCI. A fianco Lelio Poletti.

Era un rapporto, il nostro, altresì mediato e plasmato dal fatto che per Franco fossero stati importantissimi riferimenti della sua formazione umana e politica alcuni uomini della generazione che lo precedette quali Lelio Poletti e mio padre.

Per me e, forse, ancor di più per Mauro Poletti (quanto ora anche lui ci manca!) aveva una grande considerazione e gli piaceva raccontarci di fatti o avvenimenti del passato, che lui visse insieme ai nostri padri soprattutto nel periodo successivo alla guerra in cui quella generazione e la sua gettarono le basi per la trasformazione della nostra Sant’Ilario, da piccolo borgo su una strada grande a centro di fermenti di progresso sociale ed economico, quindi politico: ne fu appassionato e fiero protagonista.

Con lui scompare uno degli ultimi testimoni di quei tempi, tempi di visioni ideali, oggi sopite. Gli piaceva trasmettere esperienze, soprattutto ai giovani, e quante volte abbiamo sentito quegli aneddoti che inframmezzava a quelle storie: lo prendevamo anche in giro per questo (lui ridendo), li chiamavamo “nanetti” quegli aneddoti ripetuti più volte ma, in effetti, era piacevole ascoltarli e ne ricavavamo la consapevolezza che il passato sia una grande ricchezza, da non disperdere, anche quando i compulsivi tempi dell’oggi vorrebbero negarlo.

Non sarà facile dimenticare Gianfranco, o meglio Franco, come in effetti lo chiamavamo, e nemmeno lo vogliamo. Né potremmo, perché tra coloro che lo conobbero scatterà sempre un “t’ricordet?” che vorrà significare ripetere uno dei suoi “nanetti” o, più seriamente, qualche storia a lui legata. Questo uomo che sembrava un duro, che però si scioglieva come neve al sole quando parlava della propria famiglia, della moglie, dei figli e dei nipoti e a cui, in quel momento, tendevano a inumidirsi gli occhi, ha lasciato a noi suoi “amici” (questa è la parola finale, vera) un insegnamento importante anche negli ultimi anni della sua vita, quelli della sfortuna e delle tribolazioni che hanno duramente colpito quegli affetti a lui tanto cari a cui ha voluto reagire opponendo, fin che ha potuto, la sua grande forza d’animo. Oggi ci lascia, ma non ci abbandona.

I funerali avranno luogo oggi lunedì 16 maggio alle ore 15,00 partendo dalla Sala del Commiato in Via Fermi n. 29 a Calerno per il cimitero di Sant’Ilario d’Enza.

 

 

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