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Tanti giovani a celebrare i martiri di Ponte Cantone

Il toccante discorso di Giulia, una ragazza di 19 anni che ha ricordato che certi valori sono sempre a rischio e che gesti di altruismo sono necessari anche oggi per non perdere la libertà conquistata a caro prezzo.

Venti patrioti, detenuti nelle carceri di Parma perché resistenti al nazifascismo, furono fucilati il 14 febbraio 1945 per rappresaglia a Ponte Cantone in località Calerno. 78 anni dopo, come ogni anno da allora, la comunità di Sant’Ilario ha ricordato il sacrificio di questi giovani, morti per difendere la libertà di tutti. Alla cerimonia, molto partecipata, erano presenti il Sindaco di Sant’Ilario Carlo Perucchetti, il Presidente dell’Anpi Ives Arduini, lo storico Mirco Carrattieri, le delegazioni dei Comuni che diedero i natali ai martiri, tanti cittadini di varie generazioni, anche famiglie straniere, tanti giovani. Tra questi, Giulia Codeluppi, 19 anni, il cui bisnonno è stato partigiano.

È stato proprio il discorso di Giulia a colpire i presenti per la lucidità e la passione che ha trasmesso: “C’è una frase in piazza a S. Ilario, scritta sulla pietra, di fianco al monumento al partigiano. ‘Insorgemmo perché́ foste uomini liberi’. Questa frase ha una potenza fuori dal comune. Noi insorgemmo, e andammo a moire, perché́ voi foste liberi. L’obiettivo della nostra guerra è la vostra libertà. Se mi dicessero spiega ad un bambino la resistenza io citerei quella frase. La resistenza è dare la propria vita per qualcun altro”. Ma non solo la vita, ha sottolineato Giulia, anche “solamente” tempo, attenzione, porzioni anche piccole della propria vita al bisogno degli altri che anche in questo momento, in diverse parti del mondo, soffrono costrizioni come quelle patite dagli italiani durante la dittatura del nazifascismo.
Proprio su questo si è concentrata la Presidente di Anpi Ives Arduini: “Ci eravamo illusi che il sacrificio di tanti giovani, di tante persone contro il nazifascismo avesse allontanato per sempre la cosa più terribile che possa colpire l’umanità: la guerra. Una guerra che oggi rischia di mettere in pericolo, a causa di armi sempre più potenti e distruttive, il mondo intero. Dobbiamo tutti renderci conto che, se non vigiliamo contro chi, in qualunque modo, cerca di far tornare indietro le lancette del tempo, rischiamo di rendere vano ciò che la Resistenza italiana ed europea avevano ottenuto. Ecco, dunque, che ogni anno ci ritroviamo qui a commemorare un fatto ormai lontano decenni, per non dimenticare quello che è stato e per ricordarci di operare sempre per la pace che è il bene più grande di cui un popolo deve godere”.

Se Mirco Carrattieri ha dedicato l’intervento al contesto storico in cui avvennero le stragi nazifasciste, il Sindaco ha sottolineato il filo rosso che lega il destino dei martiri ventenni di Ponte Cantone, tutti ben consapevoli del valore e delle possibili estreme conseguenze della loro scelta, con i ventenni iraniani, ragazze e ragazzi, che sacrificano la propria vita per ideali di libertà. Il Sindaco, constatando che ai condannati a morte non fu concesso nemmeno di scrivere alla famiglia, ha letto la lettera di Giordano Cavestro, parmigiano di 18 anni, che inizia con queste parole: “Cari compagni, ora tocca a noi… Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande, bella.”

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