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La vernice bio? Dagli scarti del pomodoro

TomaPaint, la start up concepita a Sant’Ilario che crea vernice dagli scarti del pomodoro. La CEO Angela Montanari: “Un’idea nata leggendo gli atti di un convegno del 1942”.

 

Una start up fortemente innovativa, che coniuga tecnologia all’avanguardia e tutela dell’ambiente. E che nasce dallo sviluppo di un’idea intuita per la prima volta nel 1942. E’ la storia di TomaPaint, azienda nata a Sant’Ilario con sede produttiva a Canneto sull’Oglio che ha vinto la Start Cup regionale realizzando un prodotto davvero di grande potenzialità.

“Lavoravo a Parma in un ente di ricerca pubblico – racconta Angela Montanari, cittadina di Sant’Ilario che con Tommaso Barbieri, Stefano Chiesa e Alessandro Chiesa ha fondato TomaPaint, azienda della quale è CEO – e cercando nella nostra sterminata biblioteca mi sono imbattuta negli atti di un convegno del 1942. Si era in piena guerra e non potendo contare su approvvigionamenti di petrolio per creare la vernice si era pensato ad un metodo innovativo per produrre pittura grazie alla polpa del pomodoro, prodotto invece decisamente disponibile anche negli anni del secondo conflitto mondiale. Da lì ho avuto un’idea, che è poi alla base della nostra azienda”.

Sì, perché l’idea di fondo è quella di non utilizzare più il petrolio per realizzare vernici sintetiche, ma di estrarre la resina derivata dalla lavorazione del pomodoro per creare una vernice da fonte biologica e rinnovabile. Dalle più svariate applicazioni.

“Tomapaint – continua Montanari – è stata fondata nel 2019 come start up innovativa, sulla base di un lavoro di ricerca sperimentale che era partito già nel 2012. L’attività di Tomapaint consiste nell’estrarre una resina dagli scarti industriali del pomodoro, ad esempio dagli scarti delle aziende che producono passate, per realizzare una vernice bio. Grazie a questa intuizione, abbiamo realizzato un progetto che ha vinto la Start Cup della Regione Emilia Romagna e i relativi finanziamenti europei per la realizzazione di un impianto industriale per l’estrazione della bioresina”.

Rispetto alla vernice tradizionale, di origine sintetica derivata dal petrolio, la vernice di Tomapaint è invece di origine naturale; risponde ai requisiti dell’economia circolare, infatti contribuisce ad eliminare rifiuti, recuperando parte degli scarti della lavorazione del pomodoro.
Ma quali applicazioni ha questo metodo? “Abbiamo iniziato ora a vendere i primi kg di vernice – commenta Montanari – che ha un costo più alto rispetto a quella tradizionale. Ma siamo già stati contattati da tante aziende perché abbiamo avuto una grande visibilità con questo prodotto innovativo. La prima applicazione – spiega Montanari – è stata per proteggere l’interno delle lattine metalliche che contengono prodotti alimentari come la passata di pomodoro. Ma abbiamo visto che c’è una grande richiesta anche per la carta, dal momento che anche la carta monouso ha sempre un film in plastica difficile da smaltire. La nostra resina forma un coating che sostituisce anche quel film in plastica”.

Ma sono tantissime le possibili applicazioni scoperte in questi primi anni di attività. Una su tutte: l’utilizzo della resina come protezione per l’erba dei campi da golf.
“Siamo sorpresi anche noi – spiega Montanari – dalle diverse applicazioni che sembrano emergere quasi quotidianamente per la nostra bioresina. Resina che, ovviamente, essendo estratta dalle bucce di pomodoro, ha una colorazione giallo/bruna, che può limitarne l’impiego per alcune applicazioni ma che diventa perfetta sulla carta e per l’interno delle lattine ad esempio”.
Tomapaint, pur essendo nata da una cittadina di Sant’Ilario, ha sede legale a Parma, mentre la sede produttiva è a Canneto sull’Oglio, dove esiste anche un impianto di produzione di biogas dei soci, che viene alimentato anche con gli scarti del processo di estrazione della bioresina, recuperando due volte lo stesso prodotto, in un circolo virtuoso.

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