
Monica Castellari nominata nel consiglio dell’Unione Val d’Enza
La vicesindaca di Sant'Ilario racconta la sua prima seduta da neonominata al consiglio dell’Unione Val d'Enza: "potenzialità del territorio e affermazioni retrò della minoranza sulle politiche delle donne"

“Credo che l’Unione Val d’Enza possa essere un attore protagonista su tante partite a livello provinciale e in dialogo con la Regione. È una terra resistente, di lavoro, servizi di qualità e cura del paesaggio, zone industriali, accoglienza: c’è tutto qui e qui si realizza la sperimentazione di soluzioni amministrative che hanno al contempo la forza dello stare insieme e la flessibilità di poter declinare tali risposte secondo le necessità e peculiarità dei vari Comuni”.
Così la vicesindaca di Sant’Ilario, Monica Castellari, ha ringraziato Sant’Ilario Futura per averla nominata nel Consiglio dell’Unione Val d’Enza e il Consiglio stesso per avere approvato tale nomina. “Sono molto contenta di avere la possibilità di partecipare a quest’organo perché credo fermamente nelle grandi potenzialità e nella centralità di questo territorio, che dalla montagna all’autostrada raccoglie molteplici specificità sotto una storia e valori comuni. Proprio ieri, ad esempio, è stata ratificata in Consiglio una variazione di bilancio per il progetto ‘Donne in equilibrio’ finanziato dalla Regione Emilia-Romagna che, previa mappatura della condizione femminile sul territorio in forte collaborazione con le aziende, ha l’obiettivo di aprire tre sportelli per supportare le donne nell’orientamento ai servizi, al lavoro e soprattutto nella conciliazione dei tempi di vita e professionali. Un’opportunità ulteriore che si aggiunge, non sostituisce né replica, al lavoro degli assistenti sociali e dei centri per l’impiego perché il progetto si apre a tutte quelle situazioni che non hanno esclusivo carattere emergenziale, assistenziale o rivolte alla ricerca di un impiego, ma ha l’obiettivo di offrire consulenza da parte di diverse figure professionali sul miglioramento della qualità del lavoro femminile, il rafforzamento del proprio percorso, l’organizzazione di energie e risorse in fasi particolari come il ricalcolo di un progetto di vita, l’accudimento di un anziano o di un figlio, senza contare l’organizzazione della casa e della famiglia. Questa illustrazione non è bastata a convincere i (pochi) consiglieri di minoranza presenti le cui perplessità vertevano sulla destinazione esclusivamente femminile del bando e del progetto. Non è bastato perché è del tutto evidente che le premesse da cui osservano le politiche di genere e le pari opportunità sono ideologiche: ignorano dati nazionali certificati mettendo in dubbio la differenza esistente tra donne e uomini riguardo il lavoro di cura con dichiarazioni che mai avrei pensato di ascoltare in una assemblea istituzionale, del tipo ‘conosco molti uomini che si occupano da soli di figli e anziani’. Un’affermazione che non solo rende un caso specifico realtà generalizzata, ma contrappone la popolazione maschile a quella femminile, come se non fossimo alleati in questa crescita culturale che deve essere comunitaria e non di una parte contro l’altra, come se i diritti degli uni – ha concluso Castellari – fossero una sottrazione a quelli degli altri e non una conquista collettiva”.