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L’antifascismo non è negoziabile

Reazione e sdegno per la provocazione di Alessandra Mussolini

Ha suscitato profonda indignazione e grande reazione, sui social, l’iniziativa dell’europarlamentare Alessandra Mussolini che aveva minacciato di querelare chiunque offendesse, su Facebook o altri social network, la memoria di nonno Benito. Come se dire che Benito Mussolini è stato un criminale che impose all’Italia le leggi razziali, che avviò a deportazioni nei campi di concentramento migliaia di italiani, che contribuì alle stragi di donne e bambini in combutta con i nazisti, che trascinò il nostro paese in una guerra dove tanti italiani morirono, fosse un’offesa e non la storia peggiore e più dolorosa che abbia mai vissuto l’Italia.

Sant’Ilario stessa ricorda molti dei suoi cittadini che di quel sanguinoso dittatore furono vittime. E le loro vite sono incise nella nostra memoria, sulle nostra lapidi, sulle targhe delle nostra strade di paese: per non dimenticare. L’antifascismo non è materia di trattativa, è la base della nostra Repubblica, della nostra Costituzione, e la storia il suo definitivo verdetto di condanna verso il fascismo lo ha emesso.

Ma forse leggere la lettera che ha postato su Facebook il musicista fiorentino Enrico Fink, che ha avuto la famiglia sterminata nei lager nazisti, lettera che in poche ore ha avuto migliaia di condivisioni e commenti sui social ed è diventata virale, crediamo sia la migliore e più concreta risposta a questa indegna provocazione di Alessandra Mussolini. Vi invitiamo a leggerla qui di seguito.(gs)

La lettera di Enrico Fink

“Gentile Alessandra Mussolini leggo sul tuo profilo l’intenzione di querelare chi offenda la memoria di tuo nonno. Ti capisco benissimo: tuo nonno è stato ammazzato, non l’hai potuto conoscere, e te ne dispiace; e vuoi difenderne la memoria. È comprensibilissimo, e anche giusto direi in una qualche misura. Mi permetto di darti del tu perché in questo siamo simili: anche mio nonno è stato ammazzato, anche io non ho potuto conoscerlo, anche a me dispiace. Anche io voglio difenderne la memoria. Solo che il responsabile della morte del mio, di nonno, è il tuo. Mio nonno e 10 persone della famiglia di mio padre, anziani e bambini, sono stati arrestati dalla polizia repubblichina italiana, sotto gli ordini firmati dal tuo nonno, imprigionati a Fossoli, poi consegnati ai nazisti e spediti ad Auschwitz da dove non sono più tornati. Quindi, capirai bene che, pur rispettando le tue legittime opinioni, io non possa avere altra idea che questa: tuo nonno è stato un criminale, una vergogna per il genere umano. E nonostante sia visceralmente contrario alla pena di morte, non riesco a non essere contento che abbia fatto, troppo tardi, la fine che ha fatto. Se ritieni di querelarmi sarò ben felice di spiegarmi meglio in tribunale: ma credo tu sappia bene che ho buoni argomenti, e come me li hanno tanti di quelli che vorresti querelare. Ti saluto cordialmente”.

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