POLITICA

PRIMARIE PD 3 MARZO-La mozione di Nicola Zingaretti: ripartire mettendo al centro le persone e rigenerare la comunità democratica

Un PD orgoglioso ma non arrogante, capace di dialogo e relazione con le energie della società. Capace di promuovere alleanze a partire dai territori uscendo da una stagione troppo lunga di isolamento e debolezza. Un profondo rinnovamento per tornare a vincere. (di Fabrizio Ferri e Paolo Zanichelli)

 

Il 4 marzo 2018 il PD ha subito una sconfitta senza precedenti e da giugno l’Italia è guidata dal primo governo nazionalpopulista dell’Europa occidentale e rischia un declino inarrestabile

Abbiamo perso molto tempo: il rinvio di una discussione vera è una delle cause della stasi del PD e dell’inefficacia della nostra opposizione. Se finalmente il congresso si fa, è merito della candidatura di Zingaretti

Il governo Lega-5 Stelle mette a rischio il nostro futuro diffondendo odio e paura, riducendo gli spazi della democrazia (vedi il mancato confronto parlamentare sulla legge di bilancio), aggravando la situazione economica con una legge di bilancio profondamente sbagliata (modifica della legge Fornero con quota 100, introduzione del reddito di cittadinanza, aumento delle tasse a imprese e volontariato, tagli a scuola e ricerca, riduzione degli investimenti pubblici, taglio delle pensioni a 3 milioni di italiani e rischio di aumenti IVA per 23 miliardi nel 2020 e 29 miliardi dal 2021)

Per mandare a casa questo governo pericoloso non serve la propaganda ma l’iniziativa politica. Lega e 5 Stelle sono entrambi pericolosi, ma sono diversi. Nessuna alleanza può essere fatta con i 5 Stelle, ma dobbiamo recuperare i nostri elettori che li hanno votati. In generale, dobbiamo unire il campo sociale e politico del centrosinistra e dividere i nostri avversari. Rimanere isolati aspettando il crollo del governo vuol dire subire nuove sconfitte

Le ragioni che devono spingerci a ripensare la nostra comunità vengono da lontano: per troppo tempo abbiamo sottovalutato gli squilibri prodotti dalla globalizzazione, dalla crisi economica e da una finanza senza regole. Ci siamo allontanati dalla società, non abbiamo colto le storture economiche e sociali, l’aumento delle ingiustizie, la crescita delle domande di protezione e di sicurezza. Siamo stati percepiti come quelli che stavano con “chi ce la fa”, dimenticandosi delle persone e dei luoghi che “non contano”.

Quindi non serve un generico spostamento “più a sinistra” ma un pensiero nuovo, un nostro punto di vista sul mondo che superi la subalternità di questi anni nei confronti delle parole d’ordine dei nostri avversari.

Serve un riformismo del XXI secolo, capace di:

  • Costruire una “economia giusta”: un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale (in coerenza con gli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite), un’agenda per l’uguaglianza sociale, una strategia per la piena e buona occupazione, una nuova politica industriale per le imprese, un programma di rilancio del Mezzogiorno, delle aree interne e delle periferie urbane
  • Promuovere una nuova Europa, politica e sociale (elezione diretta del Presidente della commissione e referendum europei; armonizzazione fiscale e diritti sociali comuni; politica comune per la difesa e le migrazioni) promossa da un’alleanza tra il PSE e le forze di sinistra e ambientaliste, che in Parlamento si colleghi alle forze liberali e moderate europeiste
  • Avviare una nuova stagione di diritti, di parità e di inclusione (che difenda e allarghi le scelte fatte dai governi di centrosinistra: unioni civili, biotestamento, politiche di genere, ecc.)
  • Difendere i principi di giustizia e legalità e combattere contro tutte le mafie;
  • Affermare un’agenda progressista per il governo dell’immigrazione
  • Rimettere al centro la scuola e i saperi;
  • Rinnovare la democrazia (ridando potere alle persone, anche con il rafforzamento degli strumenti di democrazia partecipativa) e la Pubblica amministrazione (restituendo fiducia alle istituzioni e alle comunità locali)

Per cambiare, dobbiamo costruire insieme un nuovo PD, recuperandone l’ispirazione originaria, mettendo anche nella vita interna del partito “prima le persone”:

  • Ridare valore all’iscrizione, consultando gli iscritti periodicamente e riservando loro l’elezione anche dei segretari regionali
  • aprire il partito maggiormente alla partecipazione di elettori, simpatizzanti, volontari, associazioni, anche attraverso una nuova piattaforma web
  • Valorizzare i territori e i Giovani democratici (riservando il 50% della direzione nazionale)
  • Ricostituire la Conferenza delle donne, evitare le candidature “flipper” alle politiche, sperimentare incarichi paritari (un uomo + una donna) per i dipartimenti tematici
  • Cambiare radicalmente la nostra presenza sulla Rete, utilizzandola come canale di incontro, comunicazione, partecipazione politica e sociale
  • Costituire la “Fondazione democratica” e investire sulla formazione e l’elaborazione di pensiero
  • Attribuire ai territori il 50% del 2×1000 e rafforzare le regole di trasparenza della rendicontazione a tutti i livelli

Un PD orgoglioso ma non arrogante, capace di dialogo e relazione con le energie della società. Capace di promuovere alleanze a partire dai territori uscendo da una stagione troppo lunga di isolamento e debolezza. Un profondo rinnovamento per tornare a vincere.

 

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