CUCINAPRIMO PIANO

Ristorante Emiliano, una sicurezza

La food blogger Bianca Maria Bellei recensisce il ristorante di cucina tradizionale alla Festa Dem di Sant’Ilario.

(di Bianca Maria Bellei – Insegnante di cucina Aici, blog e incontri di cucina)

Seconda serata presso i punti di ristoro di Festa Dem a Sant’Ilario, questa volta fra i piatti e i volontari che si occupano del Ristorante tradizionale Emiliano. Già il nome lo dice, la cucina tradizionale: qui ci vieni per essere rassicurato, per trovare i piatti di una vita, le tue certezze, prime fra tutte la pasta fatta in casa. Perché qui la fanno davvero in casa, a mano. Prima la sfoglia per lasagne e tortelli poi la besciamella, poi il ragù. Anche qui la cucina brulica di persone che per giorni regalano il loro tempo e le loro energie per far sì che, quando ci sentiamo a quei tavolini, ci sentiamo coccolati come quando torniamo a mangiare a casa da mamma una volta usciti di casa. Ripetiamo il gioco dell’altra sera: il cuoco ci propone un suo piatto, io ne chiedo un altro. Partiamo dai piatti che chiedo io, la pasta. I tortelli hanno una pasta giusta come spessore e una generosa dose di erbette, d’altra parte, siamo di qua dall’Enza e il ripieno è prettamente verde. Generoso il Parmigiano che li asciuga da una giusta dose di burro. Buoni. San Giovanni approverebbe.

E poi lei, la regina la lasagna. Mi incuriosisce. Il piatto mi attira ma via, in estate? Mi ricredo in poco tempo. Prima di tutto: sette strati. Ditemi voi dove la si trova ancora così. Bella, maestosa, verde come Bologna chiede, ricca e leggera al tempo stesso, servita alla temperatura perfetta, quella che permette a questo nostro piatto delle feste, di entrare anche in un menù estivo. Bravi, bravi davvero.

Poi arriva la proposta della cucina, la carne: roastbeef, quel che ci vuole in questa stagione, bello, rosa al centro, la tagliata, buona, succosa, la cotoletta, un fritto leggero, una sicurezza per bambini e non solo. Bravura nel trattare la carne e qualità dei tagli, che vengono proprio da una macelleria di qua, meglio, di Calerno, l’altra colonna portante del nostro paese. Anche questa sera giro fra i tavoli a chiacchierare con le persone per sentire il loro parere sui piatti. Sono soddisfatti, mi aiutano a rilevare cosa può essere ulteriormente migliorato, ma si sentono bene, appunto rassicurati, come ci si sente attorno alla tavola di famiglia. Riporto un commento su tutti. “Buonasera, posso chiedervi cosa avete ordinato e se vi è piaciuto?”. Risposta: “La carne deve essere proprio buona, il papà me la sta mangiando tutta!”. Ottimo. Prima di passare a dare un saluto alla cucina, mi guardo attorno. Fra i ragazzi che servono ai tavoli con precisione e cortesia, scorgo degli occhi che mi dicono qualcosa ma che faccio fatica a riconoscere. Chiedo e sì, gli occhi non hanno mentito. Sono miei ex bambini di scuola, splendidi ragazzi, che regalano il loro tempo a fare servizio insieme ai volontari più rodati di questa festa. Non mi si venga a dire che i giovani non fanno nulla, non fatelo proprio. Bene, non rimane che darci appuntamento ad un nuovo punto ristoro, la pizzeria. E comunque no, il gnocco non me lo scordo. Arrivo!

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