CULTURAPRIMO PIANO

Gnocco fritto e pizza da 10 e lode

La food blogger Bianca Maria Bellei recensisce la pizzeria e lo stand del gnocco alla Festa Dem di Sant’Ilario.

(di Bianca Maria Bellei – Insegnante di cucina Aici, blog e incontri di cucina)

Terza tappa esplorativa fra i punti di ristoro di Festa Dem a Sant’Ilario d’Enza. I gusti da accontentare sono tanti e ci si fa davvero in quattro per accontentare tutti e/o permettere di sperimentare più proposte. Stasera pizza, bella, tonda, come in pizzeria. In famiglia amiamo molto la pizza, in mille versioni: romana, classica, napoletana, con cornicione, senza, quindi mi avvicino curiosa. Intanto, lode al merito. Stare davanti ad un forno con queste temperature, tanta roba. Ripetiamo il gioco delle sere precedenti: una pizza la propongono i pizzaioli di turno, l’altro pezzo lo scelgo io. Io vado di piadina, classica, semplice ma gustosa, un giusto omaggio alla Romagna.

Arriva la pizza. Proprio bella, stesa davanti a noi, è una quattro stagioni. E’ la pizza così come la conosciamo noi, prima dell’invasione dei pizzaioli gourmet o che altro. Cornicione piccolo, dalla giusta doratura, croccante. Sollevo la pizza di lato e anche sotto la doratura è corretta, niente umidità, niente bruciature. La mozzarella fila, e come se fila! La pizza è saporita, gli ingredienti si distinguono tutti. Bravi davvero questi pizzaioli. La mia impressione trova eco fra i tavolini, fra le persone presenti in pizzeria e che vado ad intervistare. Tutti soddisfatti, appagati dalla pizza e riconoscenti per il lavoro dei volontari e il garbo dei ragazzi che servono ai tavoli. Procedo nella mia visita alla Festa. In questi giorni ho mangiato benissimo, ho assaggiato piatti davvero meritevoli ma c’è ancora qualcosa che mi chiama, che mi cerca. Il gnocco.

Bene, benissimo tutti i punti ristoro ma il gnocco è casa. Il gnocco siamo noi, da sempre. Nel gnocco ci sono tutte le nostre generazioni, i nonni, i genitori, le famiglie, i giovani che in versione finger, lo rendono compagno dei loro aperitivi. Nel gnocco c’è semplicità e sapienza al tempo stesso. Bisogna saperlo fare, bisogna saperlo friggere. Così come fa Alessandra, la volontaria che ho conosciuto lo scorso anno e che cura il suo stand come fosse casa sua. Il suo gnocco è dorato, morbido, non unto (e tale rimane anche il giorno dopo), pronto ad accogliere una fetta di prosciutto o ad essere mangiato così, in purezza come dicono i cuochi veri, perché lui, il gnocco, è perfetto così. Alessandra parla con passione, dando quasi per scontato il fedele ripetersi della sua disponibilità di anno in anno. E poi mi offre una fetta di crostata. È la sua novità per questa edizione della festa. La frolla si scioglie in bocca e la confettura, fatta da lei stessa con le prugne del suo papà, ha quella punta di asprigno che mi fa impazzire. Ora sono felice.

Mi fermo presso la libreria della Festa. E’ in corso un dibattito sulle Eccellenze agroalimentari della nostra Regione. Interessante. Si desidera portare il mondo a fare esperienza dei nostri prodotti proprio in questo territorio benedetto che è l’Emilia, per riportarne poi i metodi e i valori altrove. Forse ci si è scordati di sottolineare una delle tante eccellenze, che contribuisce a dare vita e voce a questo settore, oltre le imprese. E’ un’eccellenza che ho visto in azione in questi giorni attraverso piccoli, silenziosi e generosi gesti: il volontariato. Senza di esso non avremmo certo potuto assaggiare le bontà di questi giorni e sentirci come attorno alla tavola di casa nostra. Grazie di cuore ad ogni singola persona che permette tutto questo. La Festa continua.

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